Ho perso le parole... ma c'è chi non le perde mai

   Ho perso le parole... si, ed anche il gusto di scrivere... perchè non so che scrivere... perchè cosa puoi scrivere quando la tua mente, il tuo corpo, il tuo spirito è nel Cambiamento? Una cosa che poi controvertirebbe il senso di quelle prima e così via... un Caos insomma... 

   Ne ho già tanto del mio... ma non credo sia "commerciabile" in un Blog... così mi astengo...

Grazie, grazie... sento già il rumore dei vostri sospiri di sollievo

   Così, per mio sommo divertimento e quello dei miei Allievi, mi diletto nella scrittura di Dispense, testi e affini... che loro dovranno diligentemente studiare... ;)

   Però, e mi pregio di chiamarlo amico, un mio amico, ieri, per il compleanno di sua moglie ha fatto una cosa stupenda... di quelle che solitamente o si vivono nell'intimità della propria casa o nel maxischermo di un cinema... lui ha fatto di più: l'ha resa alla portata di tutti noi... una dedica di Amore alla sua Compagna di Vita, alla madre dei suoi figli... una stupenda dichiarazione di Amore...

   Sperando che non me ne voglia, ve la copio qui... affinchè tutti ne possiate godere...



Non è l'amore a renderti speciale. 40 anni come 40 minuti per convincere un testone di due anni e tre giorni a mandar giù un biberon di quel latte da 120 euro a confezione per il quale era stato lui a svegliarti... Non so se ci sei nata o sono stati gli incontri, gli sbagli, le vittorie, i fallimenti, le sorprese di questi quarant'anni a renderti ciò che sei, la donna capace di affrontare le notti degli ultimi due anni (dopo ogni giorno degli ultimi due anni) con la stessa forza della prima (bè, no, proprio la prima no, con quel martirio di epidurale che ti han fatto). Forse sei così e basta, forte e fragile, farfalla e tempesta, e raggio di sole. Raggio di sole, su ghiaccio e su sabbia, con dentro un cono d'ombra anche quando in cielo non c'è una nuvola, perché quando sei abituata a beccarti acquazzoni inattesi come quelli che hai raccolto lungo il tuo cammino, è normale perdere la voglia di alzare la testa a goderti la bellezza del mondo e dimenticarsi persino di avere con te un ombrello. Perché è vero, forse alla fine nessuno smette mai di addormentarsi solo con sé stesso, forse per quanto si possa camminare vicini ognuno sul fango la sabbia la terra rossa o la neve lascia soltanto le sue di impronte, e il sentiero degli altri appare sempre più nitido, rettilineo, forse anche in discesa del tuo... sì, forse è vero; anzi, è certo così.
Però, dopo tante peregrinazioni, puoi arrivare a scoprire che a fine giornata fai sempre più fatica ad addormentarti sola con i tuoi pensieri perché, dal silenzio cui eri abituata, intorno a te i respiri che si fanno pesanti sono stati uno, poi due, tre, cinque... Puoi voltarti indietro, e sorridere di divertimento a vedere i passi a papera che hanno iniziato ad accompagnarti, e di nostalgia a contare le scie di orme che si sono accostate alle tue magari poi allontanandosene (o magari meno di quanto credevi), e di stupore per quelle che non ti eri accorta avessero cercato di seguirti o avvicinarsi, e di tenerezza per quelle esitanti e sempre più lente che hai accompagnato a riposare, e sentirti scoppiare il cuore di gioia vedendo quei taglia 19-20 che dai tuoi passi hanno preso a caracollarti prima accanto e poi sempre meno incerti trotterellare entusiasti incontro al mondo con le tue (e le mie), di impronte, ad inseguirli. Puoi chiudere gli occhi sul cammino degli altri e tornare sul tuo, e provare a vederlo in un altro modo... purtroppo no, puoi provare, ma non riuscirai mai a farlo. Perché dovresti uscire da te, chiedere un passaggio allo sguardo di una persona qualunque che ti abbia incontrato, e chiedergli di farti dare un'occhiata a te stessa come siamo noi, qua fuori, ad averti vista in questi quarant'anni (e una notte, ormai; quattordicimilaseicentoundici giorni di te, per far meno solenne questa cifra tonda).
Rompicoglioni è la prima cosa che scrivo, perché è la prima che ti diresti. Non a livello professionistico, beninteso, ma sai esserlo con una caparbietà ed una coerenza che da sole già basterebbero a renderlo una virtù ben prima che un difetto. Vorrei la tua forza e la tua fermezza per lottare in ciò in cui credi, e prima ancora vorrei credere in qualcosa come fai tu in tante cose che anch'io ritengo giuste. Credimi, vorrei persino sbagliare con la tua stessa convinzione, piuttosto che restare immobile nel timore di farlo. Forte e sicura, ti vedresti, e ti verrebbe da sorridere amara pensando a come ti senti dentro tu, a come le apparenze ingannino, e avresti ragione. Ma avresti anche torto, io credo. Perché quando la paura che dentro ti paralizza, fuori ti spinge in avanti, forse sei molto più forte di quanto credi. Intelligente e umile, ti vedresti. Intelligente da qualunque punto di vista onesto, così come umile. Nei successi di altri con molto meno talento ti sai già vittima di quella che ai tuoi occhi chiami insicurezza, ma da fuori la leggeresti con molta più indulgenza e tenerezza; e se anche non sarà questo a fare di errori e insuccessi dei trionfi, ti varrà un calore ed un rispetto che ai superbi di successo non saranno mai tributati. Da fuori, credimi, vedresti di valere più ancora di quelli che sai, più di quello che riusciamo a farti sentire, persino più dei piccoli gesti (o colpi di genio) che fai (e che hai) e che credi nessuno noti (perché a volte, davvero, accadono quando sei sola con creature che ne godono senza vederne la grandezza, bambini o animali che siano). E trascino il discorso fuori dalla parentesi e oltre il punto perché, forse, proprio qui sta il punto. Non era un elenco di "quanto sei bella, brava e buona" che volevo regalarti (avrai colto nell'incipit con "rompicogliona" già un vago indizio...). Forse è il mio tempo l'unica cosa che penso possa valere, ma vorrei regalarti tutta la vita, piuttosto che poche ore di sonno forse dovrei cominciare da qualche ora in più di pulizie in casa. Ma quello posso farlo solo là fuori. Ciò che sto cercando di fare qui è provare a restituirti un bagliore della scintilla che, da fuori, scorgo dalla seconda volta che ti ho incontrata, e che ti rende... Faccio fatica a spiegarti. Ma se per te è normale non tanto ciò che fai (so che è molto meno di quanto vorresti) con le creature viventi e i più piccoli fra gli umani, bensì lo spirito, l'intimità con la vita, la connessione, in ultima analisi l'amore, allora permettimi di regalarti la mia invidia. Non l'ammirazione, perché ciò che sei non è frutto di fatica. Pura e semplice, mossa dalle migliori intenzioni ma comunque meschina invidia. Perché io, ogni giorno, spero di essere un pochino più come te. E torno all'inizio, e rispondo alla tua domanda di sabato sera.
Sì, ti amo. Ma non è l'amore a renderti speciale. Io ti amo per quello che per te è normale. Perché dentro hai e sei qualcosa di unico.



Questo l'autore: Lello

Nessun commento:

Posta un commento