Una nuova Amica

Tenero essere, luce offuscata, mi attendeva sui gradini di casa... subito mi ha colpito il suo sguardo, come di cane randagio, incredulo di aver trovato un nuovo amico ed una nuova casa. Così lei, Anna (la chiamerò così per tutelare la sua privacy), mi guardava con lo stesso stupore ferito.
Mi ha invitato ad entrare nel suo regno... superbo esempio di ordine maniacale ma anche mistico odore di ricordi e tristezza, quanta tristezza; un angolo di mondo bloccato, congelato, intriso del pesante odore di solitaria nicotina. Il suo imbarazzo di persona sola, ormai disabituata a ricevere amici, mi ha intenerito e rattristato. Dal corridoio ho lasciato vagare il mio sguardo, ogni angolo di muro, ogni mobile di quel minuscolo regno li sento impermeati di ricordi sfumati ed allegri, di tempi in cui la vita deve aver sorriso a questa tenera creatura. Mi accomodo sulla prima sedia che incontro e mi vedo costretta ad infilarmi velocemente il piumino che avevo appena sfilato: la casa è gelida e lei, sempre con quella sua forma di educato imbarazzo, mi spiega che il suo regno (casa popolare) non le è stata fornita con annesso impianto di riscaldamento. Vive con un'enorme stufa a legna in cucina e quella le deve bastare per scaldare sia il piano inferiore che quello superiore dove sono il bagno e le camere. Nel 2010, devono ancora esistere queste situazioni. Ma lei sorride e candidamente confessa che è meglio così, perchè altrimenti non avrebbe saputo come pagare il metano. Già, questo angelo emarginato, vive con un minimo assegno che i suoi 67 punti di invalidità le donano.
Mentre prepara il caffè chiedo il permesso di girare un pò la casa e non posso non paragonare questo scrigno al mio appartamento caotico e avvilito, tipico di chi non passa mai troppo tempo al suo interno. I muri sono pieni di cornici perfettamente allineate, che racchiudono ogni tipo di immagine. Foto in bianco e nero dei tempi felici dei suoi genitori, foto a colori della sua passata bellezza, una stampa del bacio di Klimt, le ingiallite stampe di foglie e fiori. Innumerevoli libri riempono ogni buco di scaffali, ripiani, mensole e librerie. Scorro un pò sui titoli meravigliata di trovare ogni qual genere di autore ed argomento. Anche io ero scivolata involontariamente nell'archetipo emarginato come sinonimo di ignoranza... tornata in cucina mi aspetta il caffè fumante, una sigaretta e tanta voglia di essere ascoltata.
Volentieri e tristemente ascolto i suoi ricordi di una gioventù sfumata dalla malattia, della sua battaglia per ottenere il cognome del padre (non l'ha mai riconosciuta) e della sua paura di essere incinta... 

Le propongo di uscire a fare una passeggiata, anche se piove. Questa casa mi sta lentamente risucchiando in un vortice umido di tristezza. Passeggiamo sulle viuzze del suo paesino, e lei mi presenta a tutti quelli che incrociano il nostro cammino come la sua migliore amica ed io mi vergogno di questo perchè so benissimo che non potrò mai essere la sua migliore amica data la mia notoria inaffidabilità di base. Ci fermiamo in uno dei due bar della ridente località dove ci eravamo incontrate casualmente la settimana prima... e qui inizio a macchinare una buona scusa per fuggire... si, ho necessità di fuggire da tutto questo, non ho forza per poterla aiutare, non ho idee in merito... e finalmente riesco, dopo lacrime e richieste di promesse, a fuggire... e questa cosa mi fa soffrire... non essere capace di aiutare chi lo richiede così intensamente... perdonami A.

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